Mato Anomalies è un titolo d’avventura, JRPG, visual novel, dungeon crawler e mini deck-builder, sviluppato da Arrowiz, editato da Prime Matter e distribuito da noi da Plaion, disponibile attualmente su tutte le maggiori piattaforme.
Provato su Nintendo Switch
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Un mondo anomalo
Mato Anomalies è davvero un mix di idee, di generi, di stili e di direzioni, nel bene e nel male. Nei panni di un giovane detective, ironicamente chiamato Doe, si indaga tra i loschi misteri della città retro-cyberpunk di Mato, dove ogni tipo di immoralità, malavita, governi corrotti e organizzazioni malevole tramano nell’ombra. Il prologo non perde neanche un minuto per lanciare il giocatore in un conflitto già avviato e, almeno all’inizio, piuttosto confuso da seguire, ma non è che la punta dell’iceberg.
Grazie ai contatti con la matrona del Telosma Hotel, Nightshade, una flapper dalle mille e più risorse nella vita sotterranea di Mato, Doe inizierà delle indagini su SUSSIDIO, tutto maiuscolo, un gruppo che sembra legato a delle aree, in altre parole i dungeon di gioco, dove solo gli Sciamani riescono a farsi strada. Così, nell’arco di minuti, appare Gram, una sorta di ninja dalle abilità spirituali, in grado di aiutare Doe nell’esplorazioni di queste aree che pullulano di bizzarre creature, le Maree Funeste.
Questo incipit non è che la nascita di un sodalizio che verrà presto arricchito con numerosi altri personaggi, tra cui Butterly, la combattente dai grandi ideali e forte identità politica anti-establishment, Mist, l’allievo della misteriosa Nightshade o ancora Smoker, il cupo veterano che ne sa ben più di quanto non lasci inizialmente trapelare. Il cast è chiaramente ben caratterizzato, dal design alla caratterizzazione, arricchita soprattutto da un piacevole sistema di side-quest che, nella sua semplicità, dà spazio a una pluralità di personaggi, portando la caotica città di Mato ad essere un luogo visibilmente vivo, vibrante di vitalità.
Le numerose interazioni, e nello specifico le cutscene, sono spesso mostrate al giocatore sotto forma di fumetto mobile, un po’ come quanto visto in Gravity Rush, cosa che dà un particolare gusto estetico di innegabile fascino. Altre volte, invece, si ricorre a un più frequente filmato. Entrambi, in ogni caso, sono nuovamente visualizzabili nel Cinema della città.
Una barra HP per tutti, tutti gli HP per uno
Il loop di gioco consiste principalmente nell’esplorazione della città di Mato, tra stradine e corridoi cupi intervallate da luminose scritte al neon e insegne lampeggianti. Mato è l’area di Doe, che tra cutscene e dialoghi in stile visual novel, cercherà di farsi strada e raccapezzarsi tra i numerosi misteri nascosti dietro ogni angolo. Le indagini porteranno talvolta a sfruttare la speciale abilità dell’investigatore, e cioè quella di cambiare la mente di una persona (e-ehm), rappresentato da un minigioco di carte.
Il giochino in sé è piuttosto semplice e carino, e permette di spezzare l’azione con qualcosa di diverso. Col tempo si sbloccano diversi mazzi preimpostati, da selezionare sapientemente per riuscire al meglio nell’impresa. Il tutto è, in fin dei conti, piuttosto semplice, il grado di difficoltà è spesso irrisorio, ma può essere una gradevole distrazione. Alcuni giocatori potrebbero senza dubbio non mandare giù come queste sezioni siano, però, perlopiù obbligatorie. A onor del vero, se si fallisce per tre volte, il gioco offre l’opzione di saltarlo e andare avanti, che è apprezzabile, per chi proprio non riesce a cavarsela.
La città di Mato è anche l’hub generale che comprende tutte le aree del caso, dai mercanti, alle numerose side-quest, e ovviamente l’accesso ai dungeon, molti obbligatori, alcuni altri facoltativi, sempre accessibili liberamente. Laddove le comparazioni con la serie Persona sono state ripetute fino alla nausea, in parte a ragione, in parte perché sembra che molti non conoscano altri JRPG dove i personaggi diventano amici in un setting moderno, l’esplorazione è in realtà più reminiscente del vecchio stile di casa Atlus, come si vede in titoli come esempio Soul Hackers 2 o Tokyo Mirage Sessions ♯FE Encore. Alcuni corridoi interconnessi, leggermente disseminati di nemici visibili, ma posti in modo da non poter essere evitati, che portano da punto A a punto B, al volte per trama, altre per loot.
Arriviamo dunque al sistema di combattimento. Un sistema a turni senza MP ma con un sistema di cooldown delle abilità che non si resetta a ogni battaglia, e un party composto da un massimo di quattro membri. Ogni personaggio può anche equipaggiare due diversi set di armi, da selezionare accuratamente prima della battaglia. Imparare quindi le debolezze dei diversi nemici visibili nei dungeon permette di avere il vantaggio costante, in battaglia. Questo potrebbe essere frustrante, se non ben calibrato, ma Mato Anomalies offre una quantità piuttosto ridotta di nemici.
La trovata interessante Mato Anomalies si trova nell’idea di concepire il party come una singola entità. Una sola barra HP condivisa, e un sistema di crescita dei personaggi che permette una personalizzazione relativamente meticolosa, ma soprattutto è grazie all’implementazioni di modificazioni che hanno effetto sull’intera squadra, che il senso di unità viene messo in prima linea. Ad ogni modo, come quality of life, il gioco offre velocità raddoppiata e un’opzione di autobattaglia, cruciale per superare quei mob semplici prima degli inevitabili boss. E diciamolo, come spesso capita, i boss sono dove il combattimento ma anche la creatività degli sviluppatori, brilla, sia per pathos che per impatto.
Qualche anomalia doveva pur esserci
Nonostante quanto detto, qualcosa non torna del tutto. La cosa che più salta all’occhio, sin da subito, è il testo. Abbiamo avuto modo di provare anche il testo inglese, e abbiamo riscontrato lo stesso problema. I dialoghi sono a dir poco sconnessi. Tutto, dal tono, ai botta e risposta, alle connessioni logiche tra un passaggio e l’altro, danno uno stranissimo senso di confusione che permea ogni scambio tra i personaggi. La mancanza di coesione nei dialoghi inficia terribilmente sul gusto generale del titolo, che invece in altri punti non è affatto male, anzi.
Questa imprecisione, mancanza di raffinatezza, permea un po’ tutto il titolo. I font spesso non sembrano esser stati selezionati per inserirsi nell’estetica dell’interfaccia. I dungeon sono un po’ troppo semplicistici. La città stessa sembra talvolta mancare di vita, e ancora, le animazioni durante le scene sono spesso piuttosto scarne. Il titolo inizia anche in medias res e con poco interesse a spiegarsi.
Se volete avventurarvi nei misteri della città di Mato, allacciate bene le cinture, che dire che è un viaggio è non dire nulla. Tra i numerosi elementi, troviamo un’improvvisa apocalisse, morti e resurrezioni, viaggi nel tempo e altro ancora. Se accompagnate il tutto con dei dialoghi non sempre chiari e spesso bizzarri, con personaggi che si perdono in mille tangenti e parentesi e incisi prima di arrivare al dunque, ci sarà un frequente bisogno di consultare i log e di rivisitare i capitoli già completati più volte per venirne a capo, opzione peraltro sempre disponibile.
Eppure Mato Anomalies ha un grande fascino. Risulta piuttosto evidente che avrebbe avuto bisogno di un’ulteriore fare di rifinitura, pulizia, perfezionamento e quant’altro, e se ne sente fortemente la mancanza, ma l’idea generale è che il prodotto finale è più della somma delle sue parti, per imprecise che spesso siano.
A chi consigliamo Mato Anomalies?
Mato Anomalies è davvero un’anomalia, di nome e di fatto. Le numerose sbavature e cadute di stile non rovinano un’esperienza, principalmente a livello narrativo, piuttosto interessante e brillante, anche se non nell’esecuzione. L’ispirazioni ad altri titolo è solo di forma, trovando invece una propria identità piuttosto definita. Il cast e le numerose side-quest aiutano poi a dare un gusto generale che permette di affezionarsi anche a personaggi secondari. Difficile da consigliare a un grande pubblico, ma sicuramente un titolo ottimo per chiunque riesca a passare sopra imprecisioni tecniche e di stile.