Wonder Boy in questi anni sta vivendo una seconda giovinezza, grazie a remake, remaster e a quel successore spirituale che si cela dietro il Monster Boy del 2018 che hanno portato il brand a tornare a più riprese sui nostri schermi. Asha in Monster World non è nient’altro che la riproposizione in chiave moderna di Wonder Boy IV, titolo degli anni ’90 pubblicato in terra nipponica su Mega Drive e mai giunto oltre oceano prima del 2013.
Asha in Monster World è insomma l’occasione perfetta per recuperare un titolo del passato che, al netto di un game design non particolarmente estroso, risulta ancora oggi abbastanza godibile.
Provato su Playstation 4
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Wonder Girl Asha
Non aspettatevi che questa recensione sia particolarmente lunga, perché su Wonder Boy: Asha in Monster World non è che ci sia tantissimo da dire. E non è necessariamente un male, sia chiaro, il gioco incarna una tipologia di genere estremamente apprezzabile, ovvero un platform side scroller 2D estremamente lineare, che confeziona un’esperienza tutto sommato apprezzabile, ma senza un mordente esagerato se non per i più affezionati al genere e al brand.
Le cinque/sei ore necessarie per portare a termine le avventure di Asha scorrono sostanzialmente bene, anche se un po’ per inerzia, e la sensazione è che il gioco non ingrani mai a dovere. Di per sé è comprensibile, si parla comunque del remaster di un titolo del 1994 che cerca di dar lustro all’aspetto tecnico – non sempre riuscendoci – e di levigare leggermente l’esperienza complessiva ma rimanendo comunque molto rispettosa del materiale originale.
In maniera molto classica si affrontano dunque castelli, foreste, piramidi di ghiaccio e immancabili sezioni sotterranee in cui “the floor is lava!” il tutto infarcito da un buon numero di nemici da sconfiggere, boss fight, piccoli puzzle ambientali e sezioni platform non fluidissime, anche a causa di un level design effettivamente stantio. Ravviva un po’ il gameplay il sidekick di Asha, un delizioso mostriciattolo volante che ci permette di planare, esibirci in doppi salti e raggiungere oggetti altrimenti inaccessibili, il duo non è estremamente “dinamico” ma comunque funziona.
Il senso di progressione del personaggio, al netto di potenziamenti di salute e la possibilità di acquistare un armamentario migliore, è abbastanza dimenticabile ma aggiunge un leggerissimo strato in più alla produzione.
Pixel art che non si può non amare
Sul fronte tecnico sono abbastanza combattuto, forse è l’amore per la pixel art a parlare o il fatto che il titolo si mostri un po’ grezzo su molti elementi – anche se il colpo d’occhio fa il suo – ma credo che questa nuova veste grafica serva più ad attirare i giovani(ssimi) giocatori che non a convincere i fan di vecchia data a tornare su un Wonder Boy.
La colonna sonora invece vale il prezzo del biglietto e arriva in una doppia versione, il che farà sicuramente la felicità degli estimatori audio. Interessante notare che la versione fisica (acquistabile su Strictly Limited Games) di questo remaster contiene anche il capitolo originale (Wonder Boy IV appunto) rendendo l’acquisto sicuramente più appetibile e dandogli un valore “collezionistico” più ampio.
A chi consigliamo Wonder Boy: Asha in Monster World?
I giocatori più smaliziati e alla ricerca di una sfida, anche all’interno dello stesso genere, potrebbero rimanere in parte delusi dalla fiaba orientale di Asha, ma come accennato prima il titolo può invece avere un appeal mostruoso (badum tss!) per i giocatori più piccoli.
Questi potranno godersi comunque un titolo storico in una forma assai più digeribile dai loro occhietti spocchiosi e viziati da Fortnite (si scherza dai, più o meno…) e potrebbe essere l’occasione ideale per avvicinarli a uno dei platform 2D che hanno fatto la storia dei videogiochi.
Un’esperienza breve e non particolarmente difficile, grazie anche alla nuova possibilità di salvare in ogni momento, permette proprio ai nuovi giocatori di gustarsi senza problemi una piccola avventura che merita comunque di essere giocata.
Immediato e veloce | Per molti potrebbe risultare un’esperienza ludicamente troppo frivola |
La giusta longevità per un titolo del genere | Il segno del tempo si fa sentire sul level design |
Nel complesso, lo svecchiamento funziona | |
Il fascino visivo anni ’90 non si batte |