Blue Reflection: Second Light è il secondo titolo ufficiale della saga JRPG Blue Reflection di Gust, distribuita da KoeiTecmo per PlayStation 4, Switch e PC dal 9 novembre 2021.
Provato su PlayStation 4
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Un’estate che non finisce mai
La protagonista di questa storia è Ao Hoshizaki, una ragazza che si fa strada verso la scuola per seguire i corsi di recupero a causa dei suoi pessimi voti, senza voglia e senza energia. Resasi conto di aver smarrito il proprio smartphone, torna indietro e lo ritrova con una misteriosa app installata. Come per magia, o letteralmente per magia, viene trasportata in un altro mondo: una scuola dislocata da tutto, circondata dal mare fin dove arriva l’occhio, in un clima di assolata, eterna estate.
Lì fa la conoscenza di altre ragazze, Kokoro, Yuki e Rena, già lì da qualche giorno, tutte misteriosamente prive di ricordi prima dell’arrivo nella scuola. L’unica ad avere ancora i ricordi è Ao, che sebbene comprensibilmente confusa, si fa carico di aiutarle a venire a capo della bizzarra situazione in cui sono finite.
Non passa molto per capire che quel mondo non è reale, e le terre che appaiono improvvisamente attorno alla scuola, sono dei piccoli mondi creati dai pensieri e i ricordi delle ragazze. Esplorando queste terre, chiamate Heartscape, si andranno ricostruendo mano mano i ricordi dei singoli membri del gruppo, tessendo lentamente e meticolosamente tutte le fila delle singole backstory e dell’intreccio generale.
La storia è tra i punti forti di questo titolo, e purtroppo dire più di così ci farebbe velocemente in grossi spoiler. Ciò che invece possiamo dire senza dubbio è che, nonostante un inizio piuttosto lento e incerto, la trama si trasforma e sale di impatto e di posta in gioco, cosa che rende la seconda metà particolarmente emotiva e d’impatto. Il fatto che abbia un inizio un po’… diesel, senza dubbio può dare un’impressione un po’ sbagliata della qualità dello scritto e dei contenuti, che invece splende più in là.
A proposito di inizi, Blue Reflection: Second Light fa parte del grande progetto di (ri)lancio della saga, che comprende questo titolo, un anime già completo chiamato Blue Reflection Ray, e Blue Reflection Sun un gioco per smartphone in arrivo. Se questo titolo per console fa da perno alla narrazione più ampia, l’anime fa da prequel e side-story: nello specifico, guardare l’anime permette un maggiore godimento, soprattutto visto il modo in cui la seconda metà si intreccia alle storie di alcuni personaggi chiave che appaiono in entrambi i prodotti, e cioè Hiori, Mio e Uta.
Potete stare tranquilli: Second Light, ad ogni modo, fa un ottimo lavoro a dare le sufficienti informazioni per godersi appieno l’esperienza, sia per quanto riguarda gli elementi dell’anime, sia per quanto riguarda invece Hinako Shirai, l’eroina dell’OG Blue Reflection, che viene non solo presentata pienamente, ma ha anche spazio per riassumere i momenti chiave dell’intreccio originale, e farsi conoscere e vedere in una luce più personale e intima.
Un barile? Non proprio!
Come molti sanno, o magari intuiscono, Blue Reflection: Second Light è sviluppato da Gust, la software house principalmente nota per la serie Atelier. Non a caso, i rimandi e i prestiti dai titoli di suddetta saga non sono pochi, e questo è assolutamente un bene. BR:SL infatti è un visibile passo in avanti rispetto all’originale, e risulta complessivamente un prodotto più completo e godibile, da ogni punto di vista.
Le zone esplorabili sono sotto forma di Heartscape, dei dungeon tematici formati dai ricordi delle protagoniste: questo permette una variazione fantasy piuttosto piacevole, da foreste, campeggi, mari, stazioni, metropoli e altro ancora. Queste aree si esplorano in un modo non molto dissimile rispetto a quanto già visto negli ultimi titoli Atelier, dove ci si imbatte in zone di raccolta per trovare i più disparati oggetti necessari al sistema di crafting, e sconfiggendo i numerosi nemici che intralciano il cammino.
A spezzare la monotonia c’è un piccolo sistema di stealth non particolarmente profondo, che però aiuta in alcune sezioni più lunghe. Questo può essere anche usato per attaccare alle spalle i nemici che si trovano nei dungeon, ma sempre senza richiedere troppa maestria da parte del giocatore. Talvolta delle missioni riporteranno il giocatore in aree già visitate, da completare velocemente senza mai farsi trovare.
Il sistema di combattimento ha visto un grosso overhaul, un rinnovamento generale che vede molti elementi presenti in Atelier Ryza 2: Lost Legends & the Secret Fairy integrati splendidamente, per un sistema particolarmente avvincente e personalizzabile. Una time bar presenta le icone dei personaggi che si muovono verso il proprio turno, di lunghezza, attesa e potenza flessibile in base al proprio livello di Gear, cifra che determina l’entità generale del turno.
Si inizia generalmente a Gear 1, con 1000 punti etere, poche abilità e un turno che si carica rapidamente. Combattendo si potenzia la carica dell’etere, la lunghezza del turno fino a salire di Gear, nuove abilità, parametri potenziati e altro. Al Gear 3 le ragazze assumono la loro forma di Reflector, con tanto di mini scena henshin, potenziandosi ulteriormente, fino al livello 5, sbloccabile mano mano nell’avventura. Sembra complesso, ma è in realtà estremamente intuitivo: l’idea generale è un forte effetto domino che va tenuto in gioco per arrivare alla vittoria.
Il tutto è giocato in questo tempo reale a turni, che comincia quasi lento e diventa concitato a livelli più alti. Questa accelerazione all’interno di ogni scontro è un piccolo power trip che funziona, anche molto bene, ma non per l’intera durata del gioco. Anzi, purtroppo sono proprio le prime battute che non convincono, dove gli scontri sono estremamente facili e poco avvincenti, le opzioni poche e poco esplorate. Dopo qualche ora, l’arrivo di nuovi personaggi e l’implementazioni di nuove meccaniche, il gioco riesce a splendere e a dare quella sfida che sebbene non sia mai particolarmente elevata è molto soddisfacente.
L’inserimento di un quarto personaggio di supporto è una gradevole aggiunta, con utili abilità passive e la possibilità di farle usare oggetti in battaglia senza consumare un turno. Una novità completa stavolta è l’implementazione di un sistema uno-contro-uno, una sezione disponibile solo durante i nemici più ostici, dove una Reflector si batte personalmente. con dei controlli ad hoc, che permettono in alcuni casi di lanciare un attacco devastante.
Il mondo è mio
Un gradevole sistema di crafting fa capolino anche in questo prodotto. Semplificato in termini molto intuitivi, è una versione simile a quanto potremmo vedere in Atelier di qualche generazione fa: quattro ragazze, ognuna con una serie di competenze esclusive sbloccabili e potenziabili, collaborano a creare un oggetto che varia in base alle singole abilità e un’abilità di gruppo, che varia per ogni combinazione di compagne. Semplicissimo e sorprendentemente divertente.
Altro elemento chiave è il sistema di miglioramento delle strutture: quasi implementato narrativamente per burla, il gioco presenta un sistema di personalizzazione delle aree della scuola, e l’inserimento delle più disparate strutture. Queste fanno da catalizzatore ad alcuni eventi della trama, e da destinazioni per gli appuntamenti tra le ragazze. Quasi non bastasse, ogni struttura può essere successivamente potenziata per conferire dei buff passivi a tutta la squadra, e diverse strutture in combinazione conferiscono dei buff combinati tra loro.
Il gioco non ha troppe pretese in questo senso: spesso un’esplorazione adeguata permette di tornare alla scuola con tutti gli oggetti per creare anche più del necessario, ma numerosi ingredienti base, trasversali per molte ricette, porteranno il giocatore a fare ripetuti capolini a dungeon già conclusi. Allo stesso modo, il sistema delle strutture non è molto invadente, e non richiede troppe attenzioni.
Al centro dell’esperienza di gioco ci sono i rapporti tra le ragazze, tra loro, ma principalmente con la protagonista, Ao. Per questo, tra una sezione e l’altra, si può e a volte si deve uscire con ognuna delle ragazze, per conoscerle meglio e approfondire il rapporto. Non solo questo ha narrativamente senso, ma permette l’aumento del Talento delle ragazze, e il conseguente sblocco di abilità e potenziamenti, come un nuovo livello di Gear. Questo elemento, con tutti gli alti e i bassi del caso, è al fulcro del gameplay, e permette momenti esilaranti o molto emotivi che rendono ancor più potente l’impatto finale dell’intreccio.
KoeiTecmo continua la tradizione dei crossover tra i diversi franchise: dopo quanto visto in Project Zero: Maiden of the Black Water, dove Yuri può indossare i panni di Ryza, Blue Reflection: Second Light propone una collaborazione con Atelier Sophie 2, di prossima uscita, con costumi che, se acquistati, saranno disponibili in entrambi i titoli, e una collaborazione online tra gli illustratori che potete trovare sul web.
Il potere alle ragazze
Una cosa che evidentemente non sfuggirà a un occhio anche disattento, è la totale assenza di maschi di ogni tipo e forma, se non di passaggio, in ricordi o lontane voci senza volto. Questo elemento, per niente casuale, aiuta a dare alla narrazione un’identità chiara e piuttosto sicura.
L’assenza di narrative eteronormative, fili di plot legati alla potenza, la dominazione, allo sconfiggere con la forza il male, si sente, ed è un cambio di tendenza particolarmente apprezzabile. Già la serie Atelier è piuttosto unica nel genere, nel modo in cui crea capitolo dopo capitolo un mondo virtualmente privo di “male”, di “violenza”, dove le persone sono, nei loro difetti, di buon cuore.
In questo senso Blue Reflection: Second Light è una storia in cui le prospettive delle singole ragazze sono il vero e unico focus: se da un lato l’abbondante ammiccamento alle telecamere, le figure piacevoli e costumi da bagno possono lasciar pensare che la prospettiva generale e il target siano ragazzi, l’assenza a un livello più profondo di maschi, reali o percepiti, lascia pensare chiaramente il contrario.
Le diverse scene in cui le ragazze, nel conoscersi e avvicinarsi, si trovano anche a flirtare, sa più di normale complicità in assenza di un reale pericolo che di baiting. A proposito di questo, un plauso a Gust che mette in scena una storyline di una protagonista LGBT+, che parla della sua esperienza senza l’implicito moralismo omofobico di altri titoli, tra i tanti il ben più noto Persona.
BR:SL è una storia emotiva ed emozionante, che permette di arrivare a un particolare tipo di impatto che solo la conoscenza, a volte anche noiosa o apparentemente irrilevante di alcune interazioni, può dare: una reale celebrazione dell’ordinario. Non sempre quello che fa riesce, ma quando riesce, è splendido.
Infine, Gust promette di sostenere il gioco ancora per un po’, con alcune aggiunte piuttosto sfiziose, come una difficoltà estrema che comporta maggiori guadagni e oggetti più rari, oltre a numerosi costumi e varianti cosmetiche.
A chi consigliamo Blue Reflection: Second Light?
Blue Reflection: Second Light è un titolo gradevole a modo suo ambizioso, un JRPG piuttosto completo che si lascia giocare senza la conoscenza degli antefatti, ma che giova di un apprezzamento più profondo. Il sistema e la narrazione ci mettono un po’ per ingranare, ma quando inizia, è un viaggio godibile e emozionante, che ogni curioso del genere potrebbe apprezzare profondamente. Una sorpresa inaspettata che mostra nuovamente la qualità dei titoli Gust, che oltre ai ben più noti Atelier o a Fairy Tail, si cimenta in sfide diverse, come questa.
Un ottimo passo in avanti per la serie | Prime battute di gioco poco accattivanti |
Storie e cast emozionante |