Wolfstide, prima opera di OTA IMON Studio, software house brasiliana, è arrivato su PC tramite la piattaforma Steam grazie al publisher Raw Fury (Call of the Sea, The Signifier, Atomicrops, West of Dead, Mosaic e molti altri). Si tratta di un RPG con combattimenti tattici a bordo di mech, un mix interessante coadiuvato da una presentazione ricca di stile, completamente in bianco e nero.
Provato su PC
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Raw Raw Fight the Power!
Il gruppo di personaggi attorno cui ruotano le vicende di Wolfstride è composto da Dominic Shade, il protagonista ex-yakuza e tuttofare della banda, Duque “Wizard”, cane antropomorfo che si occupa della riparazione di componenti meccanici e Knife “Pineapples” Leopard, pilota “happy-go-lucky” di mech. I tre si ritrovano a ereditare un gigantesco robot denominato “Cowboy” da un ex compagno ormai passato a miglior vita, il misterioso GW. Cercheranno dunque di sbarcare il lunario combattendo nelle popolari gare dell’UGGT, l’Ultimate Golden God Tournament, dove i piloti di mech si sfidano l’un l’altro per ascendere alla prima posizione.
Fin dalle prima battute di gioco è chiara l’ispirazione all’animazione giapponese, con spunti per il character design provenienti per esempio da Tengen Toppa Gurren Laggan (qualcuno ha detto Kamina?), ma anche da molte altre perle del genere, come Cowboy Bebop da cui mutua spesso la battaglia interiore del protagonista Dominic Shade, Redline di Takeshi Koike e persino Ashita no Joe (Rocky Joe per gli italiani). L’influenza nipponica è talmente radicata nel gioco e riscontrabile in molte sottigliezze che si rivela quasi impossibile carpire ogni riferimento, come quelli ai film di Akira Kurosawa che vengono a più riprese citati, tutti elementi che hanno funto da collante per più di una generazione e che oggi trovano piena espressione in produzioni ben lontane dal territorio giapponese.
La scelta di optare per il bianco e nero ci permette di vivere il titolo proprio come se fosse un vecchio film o un manga, con spettacolari illustrazioni per ogni personaggio del gioco, realizzate dai fratelli Ota e Paulo Imon. La decisione però arriva anche in seguito alla condizione di discromatopsia dei due, un difetto della vista che non permette di percepire alcuni colori, pertanto il bianco e nero è stato selezionato per offrire un’esperienza quanto più vicina alla loro stessa percezione.
63 giorni
Wolfstride si svolge nell’arco di 63 giorni, durante ognuno di questi sarete chiamati a esplorare la cittadina di periferia Rain City con Dominic Shade, spostandovi tra il bar Midnite Rider, il (S)Crapyard, dove si dice viva una misteriosa strega e altre location amene dove i personaggi vi chiederanno di aiutarli per risolvere alcune beghe, naturalmente dietro compenso che vi servirà per racimolare denaro a sufficienza per potenziare il mech con cui Knife dovrà lanciarsi in battaglia.
63 giorni sono tanti e di tanto in tanto la ripetitività nell’attraversare le stesse aree ancora e ancora e ancora si fa sentire, tuttavia il titolo offre qualche minigioco divertente e ben realizzato per spezzare questa monotonia. I personaggi con cui potete interagire in giro per la città a cadenza quotidiana sono una manciata, non più di una decina, quindi riuscirete a velocizzare il processo senza annoiarvi eccessivamente. Un modo interessante per rendere il tutto più immediato sarebbe stato posizionare un piccolo indicatore sulla mappa, alla selezione dell’area, per informare il giocatore della presenza di nuove attività in quella zona, una piccola miglioria QoL che non guasterebbe.
La noia potrebbe subentrare anche a fronte di alcuni dialoghi un po’ troppo astratti e spesso forzati, che si inseriscono in sacche narrative create artificialmente tra un giorno e l’altro. Non tutti i personaggi, inoltre, sono egualmente accattivanti e alcuni arrivano al limite dell’odioso, come lo sboccato robot Peepoo che, pur dovendo fungere da “comedic relief”, finisce semplicemente per appesantire il tutto senza rivelarsi in alcun modo divertente.
Sali a bordo di quel c***o di mech, SHINJI!
Knife “Pineapples” Leopard è quanto di più lontano possa esistere da Shinji Ikari, il pilota sale a bordo del mech in modo gioioso e felice, perché mantiene lo spirito del bambino che darebbe qualsiasi cosa pur di pilotare una bestia meccanica e tirare cazzotti in faccia a un avversario. Il gioco non è solo un “fattorino simulator” ma presenta anche un più che interessante aspetto tattico durante le battaglie tra mech. Una barra centrale indica la posizione dei due robot sul ring, nell’angolo destro il vostro Cowboy e in quello sinistro l’avversario, durante un turno potrete spostarvi di tante caselle quanti sono i vostri MP, ovvero Movement Points, ed eseguire azioni diverse in base ai vostri AP.
I mech sono composti da quattro pezzi: testa, braccia e torso, ognuno con una propria barra di energia ed eventuale armatura. Per concludere la battaglia il più velocemente possibile bisogna puntare al cockpit, che si trova sul torso, portando a 0 gli HP della zona si vince (o si perde) la battaglia. Tuttavia, scegliere altre parti del robot non è un’operazione del tutto inutile poiché eliminando la testa si impedisce all’avversario di poter scegliere il bersaglio durante l’attacco ed eliminando le braccia si prevengono i loro attacchi.
Naturalmente, un sistema del genere porterebbe a decidere la sorti della battaglia spesso troppo velocemente, per questo i mech possono fare affidamento su un’altra risorsa, le nano macchine. Durante la battaglia avrete una barra laterale che, caricandosi, vi darà accesso ad abilità extra che permettono di recuperare HP o rigenerare un componente distrutto dall’avversario.
Proseguendo nel gioco, sbloccherete negozi e pezzi che miglioreranno le prestazioni del mech, acquisendo abilità difensive, di attacco e di recupero anche sconfiggendo gli avversari. La possibilità di personalizzare l’approccio (non l’estetica, però, che resterà sempre la stessa) di Cowboy, che può essere quindi basato sul prendere a pugni metallici il mech avversario dalla distanza ravvicinata o sparare dall’altro lato del ring in tutta sicurezza, è un buon modo per offrire un minimo di varietà e aspetto tattico nelle battaglie.
A chi consigliamo Wolfstride?
Il gioco, pur considerando alcuni elementi che non convincono del tutto, è un titolo in grado di divertire e intrattenere per oltre 20 ore ma, il bello, è che è venduto a un prezzo ridicolo, al quale è davvero difficile dire di no. Se amate l’animazione giapponese, i mech e i combattimenti strategici, il connubio presentato da Wolfstride è imprescindibile.
Doppiaggio competente | Scrittura molto altalenante |
Soundtrack piacevole | Un po’ ripetitivo |
Art design talvolta derivativo ma di alto livello | |
Potenziare mech è sempre divertente |